martedì 11 marzo 2014

Quote rosa. Ci vuole una legge?

Maurizio Lupi, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e
Maria Elena Boschi, Ministro per le Riforme Costituzionali
Le leggi hanno il compito di disciplinare un argomento, che se non regolamentato provocherebbe danni o comunque non produrrebbe i benefici che il governo ha intenzione di promuovere.

Basterebbe questo per comprendere che se il governo pensa che sia un beneficio per il paese una maggiore rappresentanza di donne in parlamento, allora una legge che ne regoli e garantisca la presenza non avrebbe nulla di anomali o discriminatorio, ma semplicemente cercherebbe di modificare una situazione di fatto non congrua con gli obiettivi prefissi.

Tutti sappiamo che non si uccide, ma nonostante questo sia un dato di fatto, esistono delle leggi che identificano tale condotta come reato.
Tutti sappiamo che bisognerebbe fare la raccolta differenziata, ma in assenza di una legge che ne regoli le modalità ognuno non rispetta questo semplice principio ambientale.

E' quindi evidente che l'italiano ha, per natura e tradizione, il bisogno di essere regolamentato da leggi affinché persegua la via del buon senso.
Proprio per questo ritengo, che se davvero si intenda dare maggior spazio alle donne in politica, la legge sulle quote rosa sarebbe semplicemente in linea con la filosofia italiana.

Certo sarebbe opportuno legiferare anche sulla incandidabilità di una fascia di persone che possano mettere a rischio la trasparenza delle istituzioni.
Ma considerando che gli uomini, essendo in maggioranza in parlamento, non hanno permesso l'adozione degli emendamenti sulle quote rosa, come si può pensare che esista una maggioranza in parlamento che possa proporre norme restrittive per le prossime elezioni?