martedì 4 febbraio 2014

Oggi Facebook compie 10 anni.

Gli utenti che giornalmente indicano i loro sentimenti sotto forma di stato, scambiano opinioni, creano gruppi e altro, sono milioni.

Eppure, nonostante l'evidente funzione sociale che la rete ha avuto nel mondo, in Italia la classe politica non smette di averne paura.

Nel 2008 il presidente del Senato diceva che su facebook si alimentava una cultura dell'odio simile al terrorismo degli anni '70, oggi invece a dire queste cose ci pensa il/la (non vorrei passare per maschilista utilizzando l'articolo errato, così da urtarne la labile sensibilità) Presidente della Camera: "Sulla Rete campagne d’odio, è tempo di fare una legge".



Purtroppo si confonde il fatto che "se qualcuno apre un gruppo per inneggiare a Totò Riina non è colpa della rete, ma del fatto che in Italia c'è ancora la mafia" (Riccardo Luna). 

Se così tante persone non trovano altro sfogo se non quello di insultare una certa classe politica, forse non è colpa della rete, ma di una classe politica che non si domanda come mai si sia arrivato a tanto: forse perché le famiglie sono state abbandonate a loro stesse, preferendo a queste le fondazioni bancarie, oppure sarà dovuto al fatto che si cresce in una scuola con strutture fatiscenti e insegnanti senza adeguati strumenti didattici. E ancora giustizia quanto mai lenta, sanità allo sfascio, corruzione pari alla metà di tutta l'Europa, mancanza di lavoro.

Questi sono i giovani cresciuti e formatisi negli ultimi anni 20 / 30 anni; non si individui nel comico di turno la responsabilità di questa deriva, ma ci si assuma la responsabilità di avere allevato una generazione che priva di prospettive e sfiduciata dalla classe dirigente, si comporta come la tragedia greca, la psicologia e la sociologia insegna: il figlio che detronizza il padre. Anche con impeto.

Restando quindi in attesa di una legge che permetta di scrivere on line solo ha chi è dotato di apposita patente a punti, faccio cari auguri a Facebook e ad internet in generale.